Il lavoro dipendente in Emilia-Romagna nei primi tre mesi del 2021
L’aggiornamento dei dati a fine marzo 2021, analizzati dall’Agenzia regionale per il lavoro e da ART-ER, conferma come le rinnovate misure di confinamento imposte dalla «seconda ondata» pandemica abbiano prodotto, a partire dal mese di dicembre 2020, una nuova fase nella dinamica del lavoro dipendente, caratterizzata da oscillazioni meno violente rispetto allo scorso anno ma condizionata tuttora dagli «stop and go» imposti dal controllo dell’epidemia.
Nel primo trimestre 2021, a livello regionale, le attivazioni dei rapporti di lavoro hanno superato le cessazioni, producendo una modesta crescita delle posizioni dipendenti pari a 7.891 unità, ma le assunzioni si presentano in calo congiunturale del 4,6%: nel marzo 2021 le assunzioni nei servizi si attestano tuttora al 74,2% del livello anteriore allo scoppio della pandemia (dati destagionalizzati).
Nei primi tre mesi del 2021 la crescita delle posizioni dipendenti si è concentrata nell’industria in senso stretto e, soprattutto, nelle altre attività dei servizi (rispettivamente con 3.060 e 6.392 unità in più) e, più in particolare, nell’istruzione, nella sanità e nei servizi sociali e nella Pubblica amministrazione. Modestamente positivo è stato invece il contributo di costruzioni e agricoltura.
Nel settore commercio, alberghi e ristoranti le posizioni dipendenti sono nuovamente diminuite nei primi tre mesi dell’anno (-3.429 unità), una perdita che si conferma come quella più grave su base annua, dal momento che negli ultimi dodici mesi monitorati sono state 7.391 le posizioni perdute in tale settore.
Tra i contratti di lavoro dipendente, nel periodo considerato le sole posizioni dipendenti a crescere sono state quelle a tempo determinato e in somministrazione (rispettivamente 6.470 e 2.192 unità in più), venendo ora a mancare – come era avvenuto nel 2017 – lo stimolo offerto dalla decontribuzione di cui ha beneficiato il lavoro a tempo indeterminato nel 2020.
Nel trimestre di riferimento è stata la componente femminile ad avvantaggiarsi maggiormente della crescita delle posizioni dipendenti, e più in particolare nelle altre attività dei servizi (6.312 unità in più), quali istruzione, sanità e servizi sociali e Pubblica amministrazione.
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