La rete dei Tecnopoli dell’Emilia-Romagna all’avanguardia nelle azioni di contrasto al marine litter
Marine litter: cos’è e come coinvolge l’Emilia-Romagna?
Con marine litter si intende l’inquinamento di qualsiasi materiale solido durevole prodotto dall’uomo e abbandonato nell’ambiente marino. Si tratta di un problema globale al centro dell’attenzione di scienziati e media, un problema che ha un impatto significativo anche sul territorio dell’Emilia-Romagna e sui suoi circa 135 Km di costa.
Dal mare emiliano-romagnolo prende vita infatti un importante settore che, oltre al comparto storico e consolidato legato al turismo, ha nella blue economy una prospettiva di sviluppo importante su cui il marine litter può costituire un problema significativo.
La Rete dei Tecnopoli in campo per contrastare questo problema
Anche su questo aspetto può giocare un ruolo importante la Rete dei Tecnopoli della Regione Emilia-Romagna nel suo obiettivo di favorire il trasferimento tecnologico e lo scambio di know-how dal mondo della ricerca alle imprese, che sulle tematiche legate al mare è presidiato in particolare dai Tecnopoli di Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.
In novembre questi quattro Tecnopoli hanno svolto un incontro di grande importanza: “Il marine litter in Emilia-Romagna: esperienze a confronto”.
Un convegno di alto profilo che ha posto l’attenzione su un quadro preoccupante
Il convegno ha visto interventi di esperti nazionali, e degli attori che, in vario modo, si occupano della raccolta di rifiuti in mare e sulla costa emiliano-romagnola. È stata la prima esperienza di collaborazione e co-progettazione sulle tematiche del mare da parte dei quattro Tecnopoli.
Tra i diversi interventi, da segnalare quello di Tomaso Fortibuoni, che per ISPRA segue le tematiche regionali ed europee inerenti al marine litter.
“I rifiuti marini – ha spiegato – sono definiti come un qualsiasi materiale solido persistente, fabbricato o trasformato e in seguito scartato, eliminato, abbandonato o perso in ambiente marino e costiero. L’80% è costituito da plastica.
Tra il 1950 e il 2017 sono state prodotte 9.900 milioni di tonnellate di plastica. Ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani, l’equivalente di un camion ogni minuto. Una bottiglia di plastica, per fare un esempio molto comune, in mare si decompone dopo 450 anni.
Questi rifiuti possono essere ingeriti dalla fauna marina, provocare strangolamenti, portare danni all’habitat e anche trasportare specie animali alloctone che poi provocano fortissimi squilibri all’ecosistema. Situazioni che comportano un impatto socio-economico estremamente disastroso”.
Quali soluzioni? Le azioni illustrate dai Tecnopoli
L’incontro è stata l’occasione per ascoltare le esperienze dei ricercatori e quelle dei pescatori, che stanno lavorando in sinergia per salvaguardare lo stato del mare.
I diversi progetti raccontati hanno dimostrato che, coinvolgendo i lavoratori del mare, e agevolando le procedure di smaltimento a terra, il mondo della pesca è attore fondamentale, nella raccolta di rifiuti in mare.
L’incontro è stata l’occasione per ascoltare le esperienze dei ricercatori e quelle dei pescatori, che stanno lavorando in sinergia per salvaguardare lo stato del mare nonché la prima esperienza di collaborazione e co-progettazione sulle tematiche del mare da parte dei quattro tecnopoli nell’ambito della tre giorni organizzata dai Sealogy Ferrara.
È possibile scaricare a questo link i materiali che hanno caratterizzato i lavori dell’incontro organizzato dai quattro Tecnopoli di Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Qui invece le presentazioni dei relatori: https://bit.ly/3qe94EE.
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