La cooperazione all’interno dei programmi ICO
A dicembre 2020 Interact, il programma europeo di supporto ai programmi di Cooperazione Territoriale Europea (CTE) Interreg, ha pubblicato i risultati di un lungo lavoro dedicato all’utilizzo della “cooperazione” all’interno dell’Obiettivo “Investimenti per la crescita e l’occupazione (ICO)”.
Le “Guidelines on Cooperation under IJG goal 2020+” (disponibili in lingua italiana a questo link) ripercorrono infatti la storia di questa opportunità a partire da quanto espresso nel regolamento n.1083/2006, dove per la prima volta, e in pochissime righe di testo, veniva citata la possibilità di realizzare attività di cooperazione nei Programmi operativi nazionali e regionali, al di fuori di Interreg.
Nonostante gli indirizzi della Commissione Europea, e il fatto che già nella programmazione 14-20 l’integrazione dei fondi e delle azioni fosse considerata attività prioritaria (tanto da prevedere l’utilizzo di parte della dotazione destinata ai POR per finanziare azioni interregionali e transnazionali con partner appartenenti ad altri Stati membri), è risultata evidente una generale assenza di informazioni su questo strumento e sulle sue potenzialità, a fronte tuttavia di un diffuso interesse a capirne a fondo la possibile applicazione.
Grazie all’ispirazione fornita dal quotidiano confronto con i programmi Interreg a cui rivolge prioritariamente il proprio lavoro, e alle diverse esperienze pilota realizzate sui territori, Interact ha quindi voluto condividere le conoscenze raccolte in quasi 7 anni di lavoro, con un duplice obiettivo:
- Fornire informazioni sul suo potenziale e sulla sua flessibilità per migliorare l’efficienza dello sviluppo territoriale grazie a specifiche azioni di cooperazione
- Informare i programmi operativi regionali ICO sulle possibilità che questa clausola può aprire ai fini della politica di coesione 2021-2027.
L’importanza dello strumento è confermata infatti anche per la programmazione 2021-2027, dal momento che nella proposta di regolamento generale la Commissione Europea definisce la “cooperazione” come una modalità attuativa trasversale a tutti i programmi, e nel regolamento FESR richiama l’opportunità di utilizzare parte delle dotazioni finanziarie per favorire processi di scambio.
L’analisi condotta da Interact dimostra il valore aggiunto costituito da questo approccio. Includendo infatti la cooperazione come metodo, i programmi operativi nazionali e regionali possono perseguire i propri obiettivi di sviluppo sperimentando le potenzialità di collaborazione con partner regionali europei al di fuori del proprio ambito territoriale. Il coinvolgimento degli attori chiave dei programmi mainstream in reti allargate a carattere transfrontaliero e/o transnazionale rispetto alle prassi consuete attivate sui contesti regionali, richiama inoltre l’attenzione ai processi di capacitazione, che permettano il necessario orientamento delle progettualità e la massimizzazione dell’utilizzo dei fondi.
A sostenere il risultato di queste analisi sono state anche alcune esperienze pilota italiane realizzate da enti e organizzazioni variamente coinvolti nell’implementazione di programmi mainstream e CTE.
La Regione Basilicata ad esempio, alla quale le linee guida di Interact dedicano un capitolo dal titolo “I passi per strutturare un approccio di cooperazione in ambito ICO: l’esperienza 2014-20 della Regione Basilicata” e ART-ER la cui esperienza di National Contact Point di Interreg MED è riportata in dettaglio nel capitolo 7 intitolato “A partire da cosa? L’integrazione dei risultati CTE nei programmi ICO”.
Nella programmazione 2014-2020, infatti, il programma Interreg MED ha incentrato il proprio lavoro sul concetto di capitalizzazione dei risultati e sulla governance dei processi di sviluppo, e proprio per questo ART-ER, in qualità di National Contact Point, ha voluto realizzare un’analisi dei processi di capitalizzazione e integrazione nelle politiche dei risultati dei progetti MED in Italia, articolata nel lavoro di sei Focus Group di cui quattro organizzati tematicamente sui processi di “Attuazione”, “Capitalizzazione e Comunicazione”, “Governance territoriale” e “Monitoraggio e valutazione”.
Un lavoro guidato dall’obiettivo di individuare i possibili strumenti e le metodologie capaci di migliorare il coordinamento e l’integrazione tra CTE, programmi mainstream e altri strumenti di programmazione settoriale, e che ha mostrato – attraverso l’esperienza diretta delle strutture regionali che a vario titolo hanno partecipato al percorso, e quella dei beneficiari dei progetti – non solo quale sia la possibile combinazione di fattori che ne facilitano la riuscita, ma anche i risultati già misurabili ottenuti dai progetti MED.
I progetti MED
- LOCATIONS – Progetto dedicato al miglioramento della mobilità urbana nelle città portuali, che ha visto il proprio lavoro adottato formalmente nei Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (PUMS) delle città di Ravenna e Trieste.
- SISMA – Il suo set di strumenti per pianificare interventi di ristrutturazione energetica e programmare le risorse finanziarie necessarie alla loro realizzazione, ha sollevato l’interesse del Ministero delle Infrastrutture per una sua possibile integrazione nella prassi di lavoro nazionale.
- CHIMERA – Progetto che ha avuto come esito la promulgazione di una legge regionale per la creazione di un cluster di settore e la pubblicazione di un bando per la selezione del suo gestore.
- MEDSEALITTER – Il suo protocollo per il monitoraggio del marine litter galleggiante, è stato ufficialmente adottato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, ed è utilizzato per i monitoraggi delle plastiche in mare ai fini della Strategia Marina.
Gli esiti del lavoro svolto dal NCP MED sono raccontati nel report “Esiti dei Focus Group territoriali sul mainstreaming della CTE sviluppati nell’ambito del coordinamento nazionale italiano del Programma MED”, e sono stati al centro dell’evento conclusivo del 23 novembre scorso dal titolo “I processi di capitalizzazione del programma MED in Italia”.