Open Innovation: disponibili i risultati della prima mappatura regionale
L’Open Innovation è una modalità per fare innovazione che piace sempre più alle imprese. La collaborazione con startup innovative, centri di ricerca, università e ricercatori si sta sempre più consolidando, in tutti i settori di attività e indipendentemente dalle dimensioni aziendali.
Una fotografia dello stato dell’Open Innovation in Emilia-Romagna è quella che emerge da MIA, la Mappatura dell’Innovazione Aperta realizzata da ART-ER e i cui primi risultati sono pubblicati su Innodata, il portale che elabora e rende fruibili ad amministrazioni e cittadini, i dati aperti su ricerca, innovazione e formazione in Emilia-Romagna.
Sono 83 i manager di grandi imprese, ma anche PMI, che hanno risposto alla chiamata raccontando con esempi concreti e casi di successo, la propria esperienza di Innovazione Aperta. Un campione di indagine destinato ad aumentare, ma già significativo per l’eterogeneità delle imprese intervistate, i settori di appartenenza e le attività portate avanti, tutte riconducibili al tema dell’Open Innovation.
L’indagine ha individuato 19 diverse tipologie di azioni: dall’organizzazione di idee di business interne all’azienda (strutturate da organizzazione come Amadori, Ammagamma, Emil Banca e Ghepi), a call per startup o competizione d’idee esterne (presenti in Barilla, Tetra Pak e Parmalat) dalla co-creazione di prodotti o servizi con consumatori o clienti (attività portata avanti da medie imprese come Poggipolini ma anche da startup come MarkOne o realtà industriali più piccole come DHG Group), alla partecipazione a consorzi per la ricerca e lo sviluppo finanziati da Enti Pubblici, è il caso della bolognese Graphene TX o di Image Line che fa parte del Clust-ER Agrifood.