Occupazione in Emilia-Romagna: dopo il lockdown, ripartenza a maggio
Il mercato del lavoro regionale, per la prima volta dopo sei anni di crescita pressoché ininterrotta, ha risentito, come ovvio, dell’emergenza Covid-19, ma inizia a fornire netti segnali di ripartenza. Il rapporto curato dall’Agenzia regionale per il Lavoro e da ART-ER fornisce una fotografia aggiornata del mercato del lavoro in Emilia-Romagna.
Occupati, disoccupati e inattivi
Nel primo trimestre dell’anno si registra un primo segnale di arresto delle dinamiche positive del mercato del lavoro regionale, manifestatosi a partire dall’ultima settimana di febbraio con l’avvio dell’emergenza sanitaria. Con la pandemia già in corso, a marzo si ha una sostanziale tenuta dei livelli occupazionali complessivi (2,014 milioni di occupati, -0,1% rispetto al 1^ trimestre 2019), una contrazione del numero di persone in cerca di occupazione (117.900 persone, -10,2% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, che si spiega in parte con l’aumento dell’inattività legata all’inizio del lockdown (il tasso di inattività in età lavorativa è stimato attorno al 26,2%, il valore più basso tra le regioni italiane, +0,9 punti percentuali in più di quanto rilevato nel primo trimestre 2019).
Lavoro dipendente
Dopo il minimo storico di assunzioni di lavoro dipendente registrate in regionale ad aprile (il 68% in meno rispetto allo stesso mese del 2019, con l’occupazione femminile a pagare il prezzo maggiore), a partire da maggio, con il progressivo riavvio dell’attività economica, le assunzioni dipendenti hanno registrato un aumento del 40,4% rispetto al mese precedente, soprattutto nell’Industria, dove sono risalite al 70,4% del livello registrato a febbraio.
La sospensione dei licenziamenti e il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali hanno impedito, fino a oggi, la perdita di posizioni dipendenti a tempo indeterminato: per il periodo marzo-maggio 2020 le attuali stime indicano infatti come la riduzione complessiva di poco meno di 38,1 mila posizioni di lavoro dipendenti, sia prevalentemente a carico delle posizioni a tempo determinato (-30.076 unità) e nel lavoro somministrato (-9.870).
Nel periodo marzo-maggio 2020 la perdita di posizioni dipendenti si è concentrata principalmente nei macrosettori del Commercio, Alberghi e ristoranti, nella Altre attività dei servizi, seguiti dall’Industria in senso stretto. L’area dei servizi turistici e commerciali è stata, fino a oggi, quella più colpita è ciò ha comportato che le posizioni di lavoro dipendente perse nel periodo marzo-maggio 2020 siano più numerose per le donne, stante l’elevata incidenza delle lavoratrici in tali comparti.
Analogo «effetto di composizione» spiega le maggiori perdite nei mercati del lavoro provinciali con elevata specializzazione terziaria e a vocazione turistica (Rimini, Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna).
Ammortizzatori sociali e disoccupazione
L’insieme degli ammortizzatori sociali messi in campo è stato ampiamente utilizzato, come mai in passato. Tra gennaio e maggio 2020, in Emilia-Romagna, il numero di ore di cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria e deroga) e di Fondi di solidarietà autorizzati da Inps è stato pari a 183 milioni, di cui la quota preponderante autorizzata tra aprile e maggio.
In crescita anche le richieste di NASpI che, tra il 1^ marzo e il 9 maggio 2020, sono aumentate del 36% rispetto al medesimo periodo del 2019.
In relazione all’indennità di 600 euro introdotta dal Decreto Cura Italia in favore di alcune tipologie di lavoratori autonomi e altre categorie coperte solo parzialmente dagli ammortizzatori sociali ordinari, infine, secondo i dati dell’INPS, al 22 maggio in Emilia-Romagna erano state accolte circa 330.000 domande di sussidio.